Rubrica Parole in regalo: il caso di Ranocchia ‘86

Ciao,

sono una mamma lavoratrice sposata da più di dieci anni. Sono una persona sempre impegnata ma mi piace la mia vita così, mia figlia e mio marito sono meravigliosi, amo il mio lavoro, riesco anche a dedicarmi abbastanza spesso alle mie passioni, che sono la lettura e le passeggiate. Insomma, mi ritengo fortunata. 

Tuttavia, qualche mese fa, ho subito una grande perdita, è stato un lutto indicibile, che ho affrontato grazie e insieme alla mia famiglia, sembrava a un certo punto che le cose fossero tornate a essere distese e chiare, ma da un po’ di tempo vedo tutto nero, intorno a me percepisco solo macerie, il dolore è tornato più forte di prima. L’altro giorno ho pianto davanti a mia figlia, lei mi ha chiesto “Che succede?”, io le ho risposto che ero triste perché mi mancava quella persona che non c’è più, e lei mi ha detto che era dispiaciuta e mi ha chiesto se poteva abbracciarmi. È stato confortante per me, ma non mi piace l’idea di piangere davanti a mia figlia, non voglio che lei abbia da adulta questo ricordo di me, voglio che impari che ci possono essere anche momenti tristi nella vita, eppure non riesco a fare a meno di sentirmi sbagliata e in colpa.

Che parola hai per me?

La parola che ho per te è: impermanenza.

Se ti senti sbagliata in questo momento, ok: sentiti sbagliata. Poi passa. Quando ero piccola e dicevo a mia mamma: mi fa male la pancia, o la testa, o qualsiasi altra cosa, lei mi diceva Ora ti passa.  Io mi arrabbiavo perché volevo essere accudita e curata, ma aveva ragione.  Passa tutto. Quanta mindfulness in quelle parole dette così, tanto per dire qualcosa. 

Mi dispiace che soffri, forse vuoi evitare questo dolore a tua figlia, lo capisco. Hai ragione quando dici che la sofferenza è necessaria: tua figlia vede in te una persona autentica, le hai dato una spiegazione chiara e semplice per il tuo stato, ora lei sa che le cose accadono, anche quelle spiacevoli, e che c’è un motivo. Mio padre era spesso in collera e io non capivo perché e dovevo camminare sulle uova quando ero in casa, era terribile. Quanto avrei voluto che venisse da me e mi dicesse: sono disperato, abbracciamoci.

Tu non lo fai, e fai bene.

Per ora è così, e basta. Tutto ciò che ti sembra sfasciato, tornerà al suo posto. Ora vedi tutto nero ma ti assicuro, davvero ti assicuro, che passerà.



Una replica a “Rubrica Parole in regalo: il caso di Ranocchia ‘86”

  1. […] Rubrica Parole in regalo: il caso di Ranocchia ‘86 […]

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Classifica – Francesca Di Rosa Cancella risposta

About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.