La commozione a fine giornata

Si sta occupando di sbrigare faccende da una mattinata. Mentre fa la fila in farmacia, un’anziano imperterrito le passa davanti, rispondendo alle sue proteste con un serafico silenzio e un’espressione impassibile. Mentre sbuffa le arriva un messaggio: è un rimprovero perché si era impegnata ad aiutare qualcuno con qualcosa e non ha preparato la cosa in tempo. Risponde al messaggio scusandosi e promettendo che se ne occuperà entro quel giorno stesso.

Al supermercato la cassiera è troppo impegnata a chiacchierare con il collega e non le presta attenzione, non la saluta nemmeno quando esce, tanto che, quando è già lontana nella sua macchina, le viene un dubbio sul resto. Al semaforo rosso decide di controllare il portafoglio. Scatta il verde, un automobilista suona il clacson all’impazzata, lei lancia il portafoglio ma, invece di centrare la borsa, la colpisce, scaraventandola sottosopra, aperta, ai piedi del sedile passeggero. Ingrana la marcia per partire ma una giovane mano nella mano con un bambino, approfittando del suo ritardo nel ripartire, sta attraversando con il rosso pedonale e le urla improperi dalle strisce, accompagnandoli con gesti esplicativi del braccio.

Arriva nei pressi dell’ufficio postale e inizia a cercare un parcheggio, quando ne trova uno, non troppo vicino ma nemmeno così lontano, mette la freccia e si affianca alla vettura che precede il posto vuoto, ma un tizio su una moto cittadina si infila nel parcheggio prima di lei e la costringe a frenare all’improvviso per non schiacciarlo. Scende dall’auto ma il tizio sta parlando al telefono che porta infilato nel casco, la ignora deliberatamente e si infila nel bar. Lei pensa se seguirlo o meno, valuta il tempo, il dispiego di energie necessarie, l’altezza e le dimensioni del tizio, decide di lasciar perdere. Nel frattempo un vigile le sta facendo la multa perché, per come l’ha lasciata, l’auto risulta parcheggiata in doppia fila. Il pubblico ufficiale non sente ragioni. Conserva la multa e ricomincia a cercare parcheggio.

Un addetto allo sportello postale sta litigando ferocemente con una signora che urla più volte “Sono un’avvocata!”, la sala d’attesa è immersa nel gelo fino a quando le urla smettono di riempirla. L’avvocata se ne va minacciando, l’impiegato torna a sedersi bestemmiando. Molti hanno abbandonato l’ufficio, sono rimasti in pochi e tocca già a lei: sì, le tocca andare allo sportello dell’orco. Aveva delle domande da fare sul suo conto che si era segnata ma non riesce a trovare il foglietto su cui le ha scritte. Sta tremando, mentre vede la cattiveria repressa dall’altro lato dello sportello. Ci rinuncia, tira fuori una bolletta e la passa sotto al vetro. “Contanti o bancomat?” Vorrebbe dire bancomat per non finire i liquidi ma il terrore le ha cancellato la memoria e non ricorda il pin. Vorrebbe farsi restituire la bolletta e rinunciare, rimandare a un altro giorno meno avvelenato, resta bloccata per qualche istante. “Allora?” insiste il burbero. Con un filo di voce dice “Contanti”. Paga ed esce a respirare. 

Decide che ha bisogno di una pausa, entra in un bar e ordina un caffè. “Posso pagare con la carta? Non ho spicci” dice tranquilla al cassiere. “Guardi, dovrei andare al piano di sopra ad accendere il wi fi, non posso lasciare la cassa.” Sta aspettando che prosegua ma non sembra intenzionato a venirle incontro. Lancia uno sguardo al ragazzo dietro al bancone, il ragazzo fa un cenno verso il cassiere, come a dire “è lui che decide.” Esce dal bar senza caffè e senza speranze.

L’ultima commissione è da me. Entra nel negozio e saluta a stento. Ha lo sguardo spento, il volto pallido. Le rivolgo un gran sorriso e le chiedo come posso aiutarla.

L’efferatezza di quel gesto gentile, spropositato, la atterra in ginocchio. Giro intorno al bancone e la prendo per le spalle “Ha bisogno di aiuto, signora?”. Si aggrappa a me, mi abbraccia, “Grazie” sussurra, mentre si asciuga due lacrime.



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About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.