Sono a una festa e devo andare in bagno. Cerco la stanza giusta. Apro una porta: la stanza è grande, in penombra, il sole sta tramontando. Il pavimento è marrone, tagliato obliquamente dalla luce infuocata. A terra c’è una persona magrissima, pelle e ossa, a faccia ingiù, indossa un turbante bianco, per il resto è completamente nuda. Ha la pelle gialla, cadaverica e una siringa piantata nel gomito. Io so che è la sua medicina. Ci sono altre due persone, sdraiate su un letto in fondo alla stanza, sono tutti nudi e malati. Una delle due persone sdraiate la vedo chiaramente: ha un seno enorme, un ventre strabordante, dorme sul fianco, la vedo dritta davanti a me. È totalmente avvolta dalla luce. Quello che le sta dietro non riesco a vederlo, ma lo percepisco. Infine, un altro malato è più vicino a me in prospettiva, quasi sulla soglia, lo vedo a mezzo busto, come se stessi osservando un quadro e lui fosse a portata di cornice, in primo piano. Prima di aprire questa porta, che evidentemente non è il bagno, ho visto un’altra persona nel corridoio, magrissima e col turbante, stare nella posizione del bambino con le braccia lungo il corpo e ho pensato: anche a lui da sollievo, come a me.
Microracconto Bonus 33
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