363. Piselli

Filippo Neri, svogliato e di fretta, sente la voce della signora Amadori all’altro capo del telefono, ma non si cura di ascoltare. La sua attenzione si desta quando percepisce la formula: furto della borsa. È veloce Filippo Neri, trattiene la cornetta tra l’orecchio e la spalla, smuove avidamente le carte della sua scrivania finché trova ciò che sta cercando.

«In data 14 maggio, intorno alle ore 12, si trovava nel parcheggio del centro commerciale Lame, in Bologna, nei pressi della propria auto… è questa la sua denuncia signora?» chiede urlando.

«Una Panda, sì!» conferma all’altro capo la signora Amadori.

 «…dopo aver riposto la borsa sul sedile del passeggero si apprestava a depositare i sacchetti della spesa appena acquistata sui sedili posteriori della suddetta automobile.» l’ispettore continua a leggere a fior di labbra, quasi dimentico di essere ancora in una conversazione.

«C’erano i piselli! Non si scordi dei piselli!» interviene la derubata.

«Signora, non è importante in questo momento” Allorchè, una volta salita in macchina al posto del conducente ha inserito le chiavi dell’automobile per avviare il motore e, voltandosi, si è accorta della mancanza della borsa sul sedile del passeggero, ove l’aveva precedentemente riposta.»

«Ce l’ho lasciata solo un attimo! Dovevo fare presto perché mi si scongelavano i piselli!» insiste la voce disturbante dall’altro lato.

«Signora, una gentilezza: mi lasci arrivare alla fine. Allora …tanto premesso, bla bla bla, con la presente sporge formale denuncia contro ignoti per il reato di furto e per ogni altro che l’autorità voglia ravvisare nei fatti sopra esposti eccetera eccetera. È questa la denuncia che vuole ritirare!?- chiede Neri alzando la voce e sbattendo sulla scrivania il pugno ancora stretto intorno alla denuncia.

«Esattamente. Non sa la gioia una volta arrivata a casa, signor ispettore! Ero già rassegnata ad aspettare mio marito sul portone, come una mendicante, e invece cosa trovo dentro la buca delle lettere? C’era tutto, tutto! Dentro una grande busta gialla, sa quelle per fare le spedizioni? C’erano le chiavi, il telefono, il portafoglio, tutti i documenti, i fazzoletti, l’igienizzante, proprio tutto eh! Mancavano solamente i soldi e la borsa. Se invece di venire da voi fossi andata direttamente a casa, ora i miei piselli non sarebbero scongelati! In fondo, ha solo preso qualche euro e la borsa non era niente di che. Chiunque sia stato, lo perdono.»

Filippo Neri temeva che si arrivasse a questo punto, di nuovo.

«Signora Amadori, la invito a ripensarci. Anche se non ha subìto un grosso danno, l’atto del furto è comunque un reato, deve essere perseguito!» un altro pugno, il telefono sobbalza sulla scrivania.

«No, no e no. Non ho alcuna voglia di venire in commissariato a riconoscere il colpevole, voglio solo tornare alla mia vita.» conclude la signora senza lasciare spazio a repliche.

«Lei si è vista troppi film, signora! Non deve fare nulla del genere! Vada avanti con la denuncia, abbiamo già un’idea di chi possa essere la colpevole, ma se tutti cambiate idea dopo aver ritrovato le vostre cose non la prenderemo mai!» si era agitato, come al suo solito, e aveva finito per sbattere la mano aperta sul tavolo, alzandosi di scatto e facendo rovinare la sedia alle sue spalle.

«Vede, signora cara,» provò mellifluo e seducente «conosciamo bene questa persona. Restituire il maltolto è la sua firma, si tratta di una ladra professionista che, con questo gesto a suo modo nobile, spera di passarla liscia. E non vorrei mai che un’altra dolce signora come lei…»

«Se sapete già chi è stato non avete bisogno della mia denuncia. La saluto, ispettore. A mai più!»

Si era arrabbiato, l’ispettore Neri, aveva alzato la voce, nello stanzino che gli serviva da ufficio provvisorio nel piccolo commissariato bolognese, ma la signora Amadori aveva già riattaccato, mentre lui ancora teneva la cornetta in mano, indeciso se lanciarla o sbatterla sull’apparecchio telefonico. Alla fine aveva colpito più volte la scrivania, sua vittima preferita, prima di riporla, come niente fosse, al suo posto. Il trambusto, nonostante fosse diventato familiare, aveva attirato la curiosità di parecchi poliziotti, i quali, abbandonate le faccende non urgenti, si erano affacciati sul corridoio, scambiandosi sguardi increduli e smorfie complici che dicevano: “Ben gli sta!”. Serpeggiando tra i sospiri e i sussurri di caserma in caserma, il nome di Margherita era ben conosciuto, insieme alla reputazione del suo inseguitore. Nella sua brillante e veloce ascesa, c’era stato un fiore che il più giovane Ispettore Scelto d’Italia non era riuscito a cogliere. Da quando era arrivato in città, le sue sceneggiate rumorose e disturbanti erano diventate famose nel commissariato, e tutti sapevano bene quale fosse la causa: Margherita aveva colpito ancora e, ancora, l’aveva fatta franca.



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About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.