253. Invertire il senso

Nel corso della sua vita aveva sempre stimato prima di amare, tanto che l’apprezzamento per qualcuno che le sorgeva ogni tanto all’improvviso le metteva in guardia il cuore.

Il primo uomo fu suo padre, come per tutte le bambine, secondo Freud. Le spalle larghissime da potercisi arrampicare, la battuta pronta, e poi sapeva tutte le cose.

Il secondo fu un ragazzo tormentato, ascoltava Marylin Manson, aveva letto moltissimi libri per intero, era in continuo conflitto con i genitori e sublimava questo dolore in poesie e racconti che lei trovava spettacolari. Si innamorò, o si credette tale, per due anni. Assorbì tutto ciò che poteva prendere da lui, divenne lei stessa autrice di poesie, imparò molti nuovi vocaboli, conobbe artisti musicali, assunse occhi nuovi per guardare. Poi, quando pensò che non ci fosse più nulla per lei, lo lasciò, solo e asciutto.

La volta successiva fu lei a restare sola e prosciugata dal dolore di non riuscire nemmeno a farsi vedere da quell’altro così in alto, irraggiungibile.

Suo padre non c’era più, il primo ragazzo chissà dov’era finito, l’ultimo si era creato una famiglia con una che non era lei.

Non le restava altro che ripartire da se stessa, smettere di cercare il proprio valore negli altri, iniziare ad amarsi, prima, stimarsi poi.



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About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.