Lo incontro tutte le mattine quando pedalo verso la stazione. Occhiali e capelli sfatti, barbetta e acne, indossa sempre una maglietta con delle stampe e dei jeans lunghi, nonostante sia piena estate. Porta la borsa gialla e rossa a tracolla. Sembra uno studente, ma non credo che lo sia. Penso sia uno stagista o un neo assunto in qualche azienda vicino casa mia.
Sono ragionevolmente sicura di questo per un motivo: tutte le mattine, sulla ciclabile dove andiamo in direzioni opposte, lui cammina mangiando un panino.
Tutti i giorni.
La faccia assonnata, lo sguardo nel vuoto, mi suggeriscono che non è abituato ad alzarsi presto e che non riesce nemmeno a fare colazione a casa. Lui per me è un orologio. So che devo incrociarlo sempre dopo l’attraversamento pedonale e prima dei palazzi in costruzione, così sarò puntuale. Non credo che lui si accorga della mia presenza, non credo che si accorga nemmeno della sua stessa presenza, solo il suo panino esiste per lui, e il sonno contro cui lotta a ogni passo.
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