Piango spesso. Un po’ è liberatorio, un po’ fa male.
Sento di nuovo il dolore che si apre nel mio petto, si espande fino a occuparlo totalmente.
E io sono inerme.
In realtà non lo so se sto meglio dopo.
Quando smetto di piangere so solo che non è stata l’ultima volta, e mi sembra inutile farlo.
Se potessi tratterrei tutto il dolore e le lacrime fino a raccogliere tutto il dolore e tutte le lacrime che mi toccano nella vita, e lo proverei, le piangerei in una volta sola.
Come quando raccogli il bucato dallo stendino e lo appoggi da qualche parte, poi dopo penserai a metterlo a posto.
Serve un posto in cui appoggiare il dolore.
Forse è così che si diventa alcolisti, tossici, politici.
Forse non c’è spazio dentro di noi per il dolore, è una cosa che la natura ci ha dato per costringerci a tirarla fuori ed entrare in contatto con gli altri.
Forse non è l’amore che muove il mondo, è il dolore.
È a questo che serve, a evolverci.
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