184. Diritto alla disobbedienza

Gli dissi che ci sarei andata. 

Non stavo chiedendo il permesso. 

Volevo continuare a studiare, farlo lontano da casa. 

Lui non parlò. 

Sapeva che non lo avrei ascoltato. 

Prendevo la mia strada, lasciandolo da parte.

Un autostoppista impolverato. Io ero l’auto che sgommava mentre la mano faceva le corna.

Me l’aveva comprata lui, quell’auto. 

L’ingresso con le nostre chiavi attaccate in fila, le sue, quelle di mamma, le mie. 

E invece no, caro. 

Me ne vado, se vuoi seguimi.

Aveva questa cosa, mio padre. Io gli raccontavo i miei fatti e lui non commentava. “Non dice niente perchè è geloso di me.” pensavo. Dopo la mia partenza si sfogava, arrabbiandosi con me contro mia madre. E quante le cose che non mi sono arrivate!

Quell’anno decisi di non tornare. Basta. Mi ribello alla solitudine imposta dalla vostra pigrizia. Sono una sovversiva e la prendo di petto. Vediamo se vieni fuori, bastardo.

Ci incontreremo mai? Risolti e pacificati? 

Tutta la vita voglio la guerra, se il tuo abbraccio è la mia trincea.



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About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.