171. La coperta di mia madre

È enorme e pesante. Quando arriva il freddo pungente, qui, lontana dalla costa, la tiro fuori e la dispongo sul letto. Ma lei non si adatta, tutte quelle frange finiscono per ricadere a terra a meno che io non decida di nasconderle sotto al materasso, rendendomi difficile entrare e uscire dal letto, sentendomi avvolta come una neonata.

Così lascio che gli orli striscino sul pavimento, se è questo che vuole. Ma presto viene il tempo di lavarla, e stenderla. Una volta bagnata, la coperta di mia madre raddoppia la sua potenza, mi risulta alquanto difficile trasportarla nella bacinella e poi appenderla, così raccolgo tutta la forza che ho e la abbraccio, per poi gettarla oltre la fune e guardarla aggrovigliarsi nuovamente perchè, ahimè, la forza necessaria io non ce l’ho. Piano piano, con le braccia stanche, la adatto in qualche modo, ci ragiono, finchè riesco, col fiatone, a vederla ben stesa e distesa. 

Eppure, quando non ce l’ho nel letto, mi manca. Era bello sentire quella pesantezza sul corpo, un abbraccio che durava tutta la notte, caldo, accogliente, rendeva davvero arduo il compito di alzarsi al mattino, e abbandonare quella casa di lana.



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About Me

Siciliana, scrittrice e creatrice di storie. Nella sua vita è stata (in ordine sparso): copywriter, social media manager, project manager, collaboratrice scolastica, fotografa, artigiana, brand manager, web editor, content creator, insegnante. Attualmente collabora con Shining Bees, dove si occupa di raccontare storie e fornire idee.

Sogna un mondo in cui le persone amino i lunedì, settembre e le verdure al vapore. Gattara, ama leggere, fare l’uncinetto e camminare. Odia le etichette, i posti affollati e scrivere biografie. Citazione preferita: “Delle proprie opere non bisognerebbe dir nulla. Lasciar parlare esse, e basta.” Italo Calvino, presentazione per I racconti.