«Che ne pensi di quella?» Disse indicando la valle al di là dell’autostrada.
«Poteva andare bene. Ma non sono ancora pronto.»
«Non dirmi che non vuoi farlo più! Ormai è deciso! Sono stanca di essere così invisibile! Ne ho piene le scatole di tutta questa gente! Nessuno di loro ha mai meritato i miei sforzi! Sono veramente stufa di inseguirli! Di parlare! Di razionalizzare! Tutto è già finito! Manca solo l’ultimo passo!»
«Sì, hai ragione. Va bene, ci sono.»
«Dai, manca poco alla prossima città. Avevamo stabilito di farlo lontano dai centri abitati. La prossima vallata deve essere quella decisiva.»
«Sì!»
«Però sai … ho solo un rimpianto…»
«Quale?»
«I baci. Non sono riuscita a dare un ultimo bacio vero, di quelli in cui l’attesa ti stordisce. Di quelli che sai che la tua vita finisce, e ricomincia. Ma che cazzo dico. Nessuno di loro ne è degno.»
«Già.»
«Ma senti… non è che tu… ecco, mi daresti un bacio?»
Lui mantenne lo sguardo fisso sulla linea bianca dell’autostrada. Maledettamente dritta. E poi sempre più storta. Obliqua. Laterale. La macchina volò e tutto sembrò svolgersi al rallentatore. Il rumore assordante dentro l’abitacolo fu come un valzer che accompagnava la danza di brandelli e polvere. Le sue labbra rimasero asciutte, poco lontane dalle braccia di lui, le sue gambe, la testa.
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