Io non lo so il perché. Non ce l’ho il cuore, non le capisco queste cose. So solo che quando ci penso non mi piace come mi sento. Preferisco quando mi sorridi e mi dici “È per di qua.” Che cosa ci devi tornare a fare a casa? Il tuo cane ce l’hai qui, e qui ci sono pure io. Ti posso dare tutto quello che desideri. È che forse tu desideri uno con un cuore. E io non ce l’ho il cuore.
Potresti restare e prepararmi i biscotti. Io ti aiuterei a metterli nel forno e a tirarli fuori, tanto non mi brucio. E poi ci potremmo spalmare sopra la marmellata. E ne daremmo uno anche a Toto, ma solo se fa il bravo. Ogni tanto potremmo invitare anche lo Spaventapasseri, certo qualcuno lo dovrebbe andare a prendere, perché sbadato com’è non ricorderebbe mai la strada per arrivare fino alla nostra casa nel bosco. E anche quel codardo del Leone, se a te farà piacere. Tu vuoi tornare a casa, io ne ho già una, non credi che sarebbe carina farla tutta per noi? E allora perché continuare questo viaggio? Nella mia casa puoi portare tutto quello che desideri, così diventerà tua, e anche io posso diventare tuo se lo vuoi. Ma forse per te non vado bene perché tu vuoi uno col cuore, e io non ce l’ho. Io penso che a me non importerebbe se tu il cuore non ce l’avessi. Che cambierebbe? Saresti bella lo stesso, tanto il cuore è dentro e non si vede, e i biscotti si fanno con le mani.
Su questo pavimento giallo le tue scarpette d’argento sono come fasci di luce, e tu sei il sole. Io penso che tu sei il sole perché quando ti guardo mi riscaldo. Vedi? Se tu restassi io potrei tagliare la legna per te per farti stare bene nel freddo degli inverni, a me invece basterebbe solo il tuo viso. Forse se avessi anche io il cuore, potrei capire questa tua voglia di ritornare a casa. Ma io il cuore non ce l’ho.
Ti devo confessare che la notte, quando tu ti addormenti, io torno indietro sulla nostra strada e stacco i mattoni gialli da terra, poi vado avanti e costruisco strade diverse da quella che noi seguiamo. Così al mattino, quando ti svegli alle prime luci e distendi le braccia come a voler abbracciare il mondo, io ti chiedo “Per dove Dorothy?” e tu mi dici “Per di qua”. Ma io quella strada la so già, e so anche che è sbagliata. Chissà perché lo faccio, forse chi non ha il cuore la notte non dorme e fa cose strane. Io so solo che non ho fretta di arrivare dal mago. Che ne sa lui dei tuoi desideri? Che ne sa dei tuoi sorrisi, del tuo canto, delle tue carezze? Però lui ha il cuore.
Ma insomma cos’ha di così speciale questo cuore? Perché io stesso mi sento così incompleto anche se non so che cos’è? Dimmelo tu, Dorothy, tu che dici sempre parole meravigliose, tutte. Proprio tutte, tranne “Voglio tornare a casa”. Forse noi siamo la casa del nostro cuore, e una casa disabitata è triste e inutile. Credi che io sia triste? Mi trovi inutile? Quanto lo sarò quando te ne sarai andata?
Tu non lo sai che quando ti penso sento che dentro di me c’è un vuoto, il nulla, che si allarga. Ma come fa ad allargarsi se è nulla? Forse è che ho il cervello troppo sviluppato, e per questo penso sempre a te. A te non importa del mio cuore, io l’ho capito sai? Ma t’importerà quando il mago me ne darà uno, eccome! E forse non vorrai più tornare a casa, vedendo come sono diventato con un cuore. E non resterai senza casa perché io ti porterò con me, dentro il mio cuore e dentro la mia casetta nel bosco, e tutti e due avremo tutto quello che desideriamo così tanto, tu una casa, io te.
Uomo Di Latta
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